Condanna del massacro in Palestina e richiesta di interruzione dei rapporti con lo Stato di Israele fino al cessate il fuoco. Lettera dal mondo della cultura

16 Novembre 2023

Con questa lettera aperta ci uniamo in qualità di artiste e artisti, scrittrici e scrittori, attrici e attori, ma soprattutto come esseri umani che assistono alla devastante perdita di vite civili in Palestina.

Dal momento in cui scriviamo sono stati uccisi più di undicimila civili nella Striscia di Gaza e questo numero è destinato a salire vertiginosamente se non verranno presi provvedimenti internazionali. Siamo davanti a un rapido inasprimento del genocidio del popolo palestinese e a un numero sempre maggiore di crimini di guerra che colpiscono civili, operatori sanitari, giornalisti e personale delle ONG che opera sul territorio. La metà dei due milioni di residenti di Gaza sono bambini: gli aiuti umanitari devono poterli raggiungere in piena sicurezza.

Per questo chiediamo l’immediato cessate il fuoco su Gaza e aggiungiamo le nostre voci a quelle di Amnesty, dell'UNICEF, di Medici senza Frontiere, del Comitato internazionale della Croce Rossa e di tante altre ONG nel ribadire che salvare vite debba essere un imperativo morale.

Oltre al nostro dolore e alla nostra preoccupazione per tutte le persone coinvolte in questo massacro, siamo motivati da una ostinata volontà nel difendere la dignità umana e i principi del diritto internazionale. Ci battiamo per la liberazione della Palestina, la giustizia e la pace, e crediamo non sia possibile tacere davanti a questi crimini di guerra reiterati. È tempo di fermare ulteriori spargimenti di sangue ed è tempo che i governi si facciano avanti per richiedere questo cessate il fuoco. Chiediamo inoltre a case editrici, case di produzione, etichette discografiche, emittenti radiotelevisive, istituzioni culturali e organizzazioni di eventi di interrompere tutti i rapporti economici e di patrocinio con lo Stato di Israele fino a che non fermerà i bombardamenti su Gaza, tutelando al contempo le voci libere e dissidenti israeliane e promuovendo quelle palestinesi che lavorano nei nostri settori.

Rifiutiamo di raccontare alle future generazioni la storia del nostro silenzio, del nostro rimanere inerti e non aver fatto nulla